La mia visione
1La totalità si rispecchia nell'esserci qui e ora di ogni indiscernibile, qui e ora. Non è possibile a nessuno raccogliersi in ogni qui e ora, perché è abisso che contiene abisso di totalità, senza che se ne possa discernere differenza e ripetizione del differenziarsi, in cui ogni ente, evento, istante, immagine è un precipitato di fluttuazioni che ad-vengono dalla totalità stessa di ciò che è. Non si tratta di produzione, ma di manifestazione e la necessità che la totalità si manifesti nella temporalità molteplice e indiscernibile a sua volta, è perché la natura medesima del Tutto è manifestazione esponenziale del suo contenuto infinito, essendo la totalità infinita.
2Ogni ente, nel suo esserci, è il punto di vista più parcellare del vortice del Tutto. L'ente è apparire, ma anche apparire a se stesso, visione che si de-termina per se stesso e per se stessa. Volto e maschera. L'ente che appare è tutt'uno con l'ente che appare a se stesso e che diviene immagine di se stesso. Questa immagine è un ponte tra l'esserci dell'ente che appare e il linguaggio, spazio nel quale l'immagine che l'ente rende coscienza di sé si realizza o naufraga. Gli altri, anche quando la scorgono, non la riconoscono se non a prezzo della verità o di se stessi o dell'esserci di quell'ente. E ciò significa che l'esserci dell'ente non viene riconosciuto per ciò che essenzialmente è. Non si sta solo parlando dell'ente presupposto pensante, cioè quello umano, ma di ogni stato dell'esserci-ente con il proprio grado di coscienza e di autorealizzazione - ogni ente, come il tempo che li sviluppa, sviluppa una prospettiva cosciente dell'essente del Tutto. L'apparire è il mostrarsi di quella potenza che gli antichi chiamavano Anima del Mondo o Aristotele, Nous Poietikòs.
3Ma la manifestazione della totalità di ciò che è, si svolge, e si svolge nella struttura delle due nostre categorie trascendentali fondamentali: l'Essere e il Divenire. La forza strutturata di ciò-che-c'è e la forza stutturante di ciò-che-avviene. Che cresce, che si-sta manifestando. Queste due forze sono contrarie e complementari, l'una sarebbe impossibile senza l'altra, esse sono contraddittorie essendo la contraddizione la necessaria essenza del Divenire che presuppone il De-stare dell'Essere, e il farsi dell'Essere che struttura e resiste al Divenire, essendo questo a sua volta il disporsi dell'Essere infinito alla manifestazione. Elohym e Iahwè, Osiride e Horus, Dioniso e Apollo, yin e yang. Ogni ente è la manifestazione di queste forze dell'infinito, ogni ente quindi nella sua indiscernibile inindividuabile essenza è anche Eros-eRWaT, ovvero Ophis, il Serpente che mette a nudo, mostrandosi nella sua realizzazione integrale come Conoscenza del Visibile e Conoscenza dell'Invisibile.
4Dunque è privo di senso parlare in termini metafisici di io e mondo, di coscienza/pensiero e realtà oggettiva, esse sono un'unica verità strutturantesi dal Tutto. La loro scissione è l'immatura relazione che la Coscienza ha con se stessa se non si integra, o meglio se non si sa integra. Che l'esistenza sia iletica, completamente immersa nella Materia-mater è incontestabile e necessario. Ma l'iletico è il fattore "sottile" dello Pneumatico e questo dell'iletico, non si tratta di abbandonare l'iletico per lo pneumatico, ma integrarli nel loro equilibrio erotico. Eros e Logos sono l'essenza l'uno dell'altro. Il processo eternamente svolgentesi nell'esistenza dell'Anima del Mondo e nella molteplicità delle costellazioni di essenti è quello descritto dall'Alchimia e costituisce il nocciolo del senso di ogni apparire: Nigredo, Viriditas, Albedo, Rubedo. Tale è l'essenza del Divenire nell'Essere.
5Logos e Eros sono nel Divenire. Sono l'uno la negazione dell'altro e l'uno la maschera dell'altro, il loro volto è l'Essere. L'opposizione strutturata. La scansione iniziatica dell'evoluzione della Coscienza si irradia come una spirale multidimensionale dall'infinito di un centro all'infinito di una periferia senza confini. E viceversa. Ora, l'Attimo, istante che precipita il tutto del cerchio di una esistenza e delle sue costellazioni nel loro avvicendarsi apparendo con esso, come la Porta carraia di Nietzsche-Zarathustra descrive la Coscienza centrata nel Tempo, è tuttavia il Tempo, ma il Tempo non è che la Mente del Passato e la Mente del futuro. Quell'Attimo, ogni Attimo, è l'Eterno Ritorno di questa potenza d'integrazione, tra le vie del Tempo e le vie della Coscienza: Nigredo, come crisi e tenebra, ignoranza e illusione, morte, impotenza che può generare il novo Sole della Coscienza. E così nella Viriditas, (o il "venerdì santo") la caverna o la tomba della morte necessaria, morte di quel passato di illusione e ignoranza, oscurità rigeneratrice, si risorge all'Albedo, in cui Eros riunifica ciò che era scisso, realizza la coppia alchemica, la quale nella Rubedo è Uno, l'essente come Coscienza realizzata, Mente e Corpo di Gloria. Qui Eros e Logos, Ishya, la conoscenza delle cose invisibili e Ish, la conoscenza delle cose visibili, sono un tutto nel Tutto.
6La totalità dell'essente, di tutto ciò che è, della connessione di ogni essente con ogni essente si sviluppa nell'apparire in un unico schema trascendentale che è la Vita dinamica di Essere e Divenire della Struttura originaria del Mistico. Mistico indica la segreta natura dell'infinito che è De-stino, cioè fondamento originario e originante eterno della totalità eterna degli essenti. Mistero Metafisico della Gloria dell'essente. Giacché è la Natura originaria di ogni essente eterno di essere parte del Tutto, il Divino non essendo altro che la Gloria stessa di tutta l'esistenza in quanto molteplicità identica nell'essere differenza. Tale molteplicità e le sue differenze consiste di un incremento infinito di Luce, di cui solo gli oltrepassamenti nell'apparire sono solo una traccia.
7L'individualità che si crede isolata e scissa dal suo stesso apparire col mondo è nella sua Nigredo. Ma ovunque nel Tempo ogni individualità, istanzia il proprio cammino trascendentale di realizzazione.
Giuseppe P. Carbone.