Stravaganze. Dell'arte, della filosofia e di altre reliquie. Per un'estetica della vibrazione
Secondo Marsilio Ficino la contemplazione di una riproduzione del macrocosmo, "figura mundi", un modello dell'universo capace anche di riprodurre il movimento armonioso del cosmo, concepito per proteggere dai raggi di Saturno - il pianeta della Melancholia - ed assorbire il vivificante influsso del Sole, avrebbe assicurato a colui il quale meditasse in sua presenza il benessere psicofisico. Tale modello artificiale doveva essere a sua volta "riprodotto" nell'interiorità del meditante: solo quando l'ordine delle nostre anime sarà conforme all'ordine del cielo e i nostri pensieri saranno sereni e imparziali come quelli di Giove, potremo aspirare ai "doni divini"(Opera, I, 559-60). La contemplazione o la compagnia di un ambiente raffigurante la "figura mundi" ha dunque lo scopo di innalzare e perfezionare lo spirito, rendere l'anima prossima al divino, richiamarla all'Origine, secondo lo schema della gnosi platonica. L'Arte tutta così viene ricondotta al suo senso - lo strumento mediante il quale si trae il Bene dal Bello e la stessa bellezza dell'armonia del mondo è in sommo grado l'immagine che che riconduce all'armonia del Tutto riflessa nell'anima. Il modello spirituale su cui si vorrebbe però concentrare l'attenzione è quello degli "influssi" delle "correnti vibrazionali" insomma, che in Ficino, ma soprattutto Pico della Mirandola e dopo di lui, per tutto il Rinascimento e oltre avranno un' importanza nell'affermarsi della Magia e delle cosiddette Scienze occulte da Agrippa von Nettesheim a Giordano Bruno, da Francesco Bacone a John Dee o il francescano cabalista Zorzi in Italia e via dicendo. Ma il "magico" ovvero il potere di trasformare, influenzare, piegare, flettere il reale, espressione della volontà di potenza che attraversa l'esserci dell'uomo e dell'esistenza impersonale è Corrente vibrazionale costitutiva della stessa Natura manifesta, dell'Apparire che è esso stesso volontà. Le arti umane ne sono una modalità. In Oriente il tantrismo kashmiro concepisce la relazione del Reale come Coscienza divina con la molteplicità della manifestazione quale vibrazione (spanda), flusso tra interiorità ed esteriorità, possibilità stessa dell'apparire, del divenire degli enti e loro insostanziale continuità, differenze dell'identico: la coscienza assoluta di dio. Pratica e rito congiungono il Tutto, la carne dell'essere come unità della Cosciente azione di Shiva e Shakti. La visione della vibrazione è l'esperienza del Tremendo - Bhairava. L'inesorabile spoliazione degli Immutabili ha tolto alla coscienza dell'Occidente il senso abissale dell'Origine, ma necessariamente ne deve svolgere il naufragio, la perdita, perché sia VISIBILE il Destino, il fondamento dell'essente nella sua verità. La Erfahrung planetaria, il viaggio dei popoli nella Terra Isolata è la necessaria articolazione finita del cerchio infinito dell'essente che ricapitolerà oltrepassata, nella sua finitezza data nell'apparire, la totalità dell'essente stesso nella sua infinita Manifestazione. Che la volontà abbia pensato e agito in se stessa nella fede negli Immutabili è da comprendersi all'interno dell'esserci umano come coscienza che realizza il proprio morire come essere-nella-morte, piuttosto che essere-per-la morte. Il nichilismo, nella sua essenza, è dunque la contraddizione che fa dell'essente un nulla, un venire dal nulla e un tornare ad esso. Tale, come l'articola Emanuele Severino, l'"epistéme" dell'Occidente codificata con la filosofia in Grecia. Ma l'essente non è il nulla e non è nulla la sua relazione di convibrazione ontologica con la totalità di ciò che è. Onto-logico è il flusso di vibrazioni che esprimono l'essente e che l'essente muovono. Essere di un logos, dunque. E logos - legame e precipitato dinamico di potenza espressiva - che è struttura originaria - il Tutto stesso infinitamente co-sciente. Ora, il rapporto che sussiste tra il Tutto e l'io empirico è contraddizione, poiché sul piano del suo orizzonte esistenziale l'io empirico sperimenta o crede di sperimentare proprio l'impossibile: il nulla che egli stesso "vede" di essere. Ed ogni "fondazione" estetica dell'essente come atto espressivo dell'immaginazione in sé e fuori di sé non può non fare i conti con la Terra Isolata e la contraddizione del divenir altro, la fede che gli enti, gli eventi, il tutto che appare, venga dal nulla e al nulla ritorni. Quindi nell'apparire il Tutto è in gioco. E l'apparire è il "luogo" della vibrazione estetica in cui l'io empirico assume la consapevolezza dell'essente che esso stesso è.Il "phainòmenon", l'apparire, custodisce il segreto per cui l'essente esprime il suo divenire se stesso nella costellazione dei cerchi e del proprio cerchio dell'apparire. Il "phainein", la luce nella quale l'apparire appare e accade è, abissalmente, pienezza di convibranti e orgoniche forze che non possono nominarsi. Carne dell'essente è forse il nome più adeguato, una carne vibrante e insopprimibilmente espressiva del respiro del Tutto. La carne dell'essente è il segreto che l'immaginazione attinge dall'eterno e la distilla come Opera d'Arte. Nell'immaginazione, la "sostanza" mentale dell'io empirico, il luogo che è sedimento di memoria e desiderio, il pozzo della volontà cieca e della sanguigna terranea passione - il volere la gioia e il dolore ne sono il tratto visibile, per così dire - come dal cerchio infinito spalancato dalla struttura originaria, l'io empirico attinge la verità indiscernibile e questa diventa forma, oggetto, cosa, arte, tutt'uno con la téchne mediante cui si genera. La scaturigine della Vita come apparire e scomparire dell'essente è la stessa che nell'essente fa venire alla luce l'io empirico spalancando la potenza della volontà e del suo errare; infine è la stessa che esprime se stessa nell'Ars, il saper-fare. Dall'innocenza illusoria di un affresco michelangiolesco allo Shuttle. Con la differenza che l'immagine e l'apparato tecno-scientifico servono scopi diversi, eppur correlati, quindi annullando tra essi la differenza che solo l'anima bella "vuole" vedere.Ora, conclusosi il ciclo dell'"anima bella" perché sono caduti gli Immutabili, l'apparire è la condizione di possibilità della flessione e della distruzione dell'essente - questo nell'orizzonte della volontà che crede nel nulla dell'ente. L'io empirico è questa persuasione ed in questa fede si affida alla Tecnica interpretandosi come il dominatore dell'essente.Come i maghi del Rinascimento promettevano, oggi l'uomo del Terzo millennio è azione e influenza, potere sull'universo. O almeno questo è ciò che desidera essere. E come per Ficino la contemplazione del Macrocosmo elevava l'anima, così l'uso e l'utile ricavato dalle Alte energie promette all'uomo di essere dio. Estetica quindi significa esperienza di una percezione agente sull'inerzia della Natura, una Natura disabitata la cui vita - anche se l'universo fosse abitato - è soggiogata dalla mente e dalla fede nella sua nullità.L'uomo è il grande omicida, il distruttore dell'essente, adesso. Ma lo attende il rovesciamento dei suoi progetti. Il tradimento della Tecnica, già in atto. E l'inglese non gli servirà.