"LOVE", "THE ASSASSINS"- Flavio Zanuttini, trumpet, electronics; Cristiano Arcelli, alto saxophone; Giulio Stermieri, Hammond organ, synthesizer; Francesco Cusa, drums, con Francesco Nurra, vocals.Un disco che bracca l'ascoltatore è raro da trovare. "Love" è tra questi. Pubblicato da Improvvisatore involontario, il disco di The Assassins è una...
Miscellanea: Teatro, Poesia, Prosa
Patogenesi. Dialoghi Co(s)mici
Questi Frammenti sono stati ispirati dall'analisi transazionale di E. Berne, ma si muovono con una certa libertà rispetto alla sua teoria e prassi psicoterapeutica. Il loro obiettivo, forse, è un po' più filosofico. Potrebbero definirsi dialoghi socrateschi, ma in una accezione ereticale, rispetto al significato codificato da Platone per i suoi...
Fuochi a riva
Una sera d'agosto, un traghetto poco affollato consumato dalla salsedine ed io. Nemico di tanti. Amante di una donna, che dona tutto di se e ha tutto me. Io, qui, a tornare, per lei, per noi, per un mondo che mi è sempre stato detestabile e che solo lei rende gioioso.
Oh, Musa di fuoco incastrata in metropolitana, brucia binari d'incenso e parlami, parlami ancora. Cercherò lingue di ghiaccio per sentire il tuo fuoco fermarsi e crepitare come fosse bitume caldo dentro il frigo vuoto. Allora esplodi con me e racconta di galassie killer,di amanti instancabili, di faraoni XXI secolo che discendono agli inferie...
"LOVE", "THE ASSASSINS"- Flavio Zanuttini, trumpet, electronics; Cristiano Arcelli, alto saxophone; Giulio Stermieri, Hammond organ, synthesizer; Francesco Cusa, drums, con Francesco Nurra, vocals.Un disco che bracca l'ascoltatore è raro da trovare. "Love" è tra questi. Pubblicato da Improvvisatore involontario, il disco di The Assassins è una...

"Le Baccanti".
Follia e tragedia.
Euripide (485-406 a. C.), incassò dopo morto il successo di questa tragedia, interpretata in seguito come la testimonianza di una ritorno dell'Autore al recupero della religiosità tradizionale che per tutta la vita aveva respinto se non addirittura irriso. Chi scrive non concorda per niente con questa teoria, perché anche se Dioniso, il dio fattosi uomo che vuol restituire alla Natura che egli stesso manifesta, gli uomini e le donne che della Natura sono essi stessi proprietà ed epifania, trionfa su Penteo e coloro i quali respingono il suo culto, ciò non giustifica in Euripide una presunta "conversione" religiosa. Tutt'altro: diremmo che conferma la sua radicale posizione antireligiosa nel senso di una definitiva, per così dire, visione del cortocircuito tra Follia sacra e Sapienza umana. In altre parole c'è in Euripide un odium dei inguaribile e avvincente che probabilmente serve a lasciare che il "divino" si mostri per quel che è: lo scatenamento della Natura stessa quando l'uomo osa guardarsi attraverso il suo specchio.
La rilettura de Le baccanti nella messinscena di OPIFICIO03 - CANTIERE TEATRALE, andata in scena all'Anfiteatro Romano di Castellone di Suasa per InSuasa Festival del Teatro classico lo scorso 22 luglio e in replica il 31 ad Avella e il 10 settembre a Villa dei Quintili a Roma, coglie in pieno questa catastrofica relazione che sussiste tra Follia e Tragedia, nelle venature del testo di Euripide. Una scena in cui nessun oggetto ingombra l'azione di un Coro pulsante e che si muove come un organismo unico e travolgente impersonato da Maria Sara Amenta, Alessandra Dasideri, Eleonora Di Raffaele, Micol Mazza, Francesca Vecchiato - la quale è anche Agave, la madre di Penteo - un Coro che si flette e distribuisce, contrae e dilata e che insomma respira con lo spazio e diventa tutt'uno con la Parola e il ritmo del tragos odè incarnando proprio l'ancestrale follia rituale che culminava nello sparagmòs dionisiaco.
Penteo, interpretato da un lucidissimo Francesco Di Crescenzo, restituisce un re di Tebe rapido nelle decisioni quanto affascinato dal dio, attratto infine dall'abisso in cui sinuosamente lo trascina Dioniso, Lorenzo De Santis, che si muove con straordinaria abilità e controllo tra l'incredulità manipolabile di Penteo e i corpi, di cui è padrone assoluto delle sue Menadi. Chiave di volta della tragedia è l'agone tra Dioniso e Penteo in cui il dio circuisce il re con la parola e con il corpo.
Tiresia è Riccardo Mori, il vecchio saggio tratteggiato qui da Euripide come l'anziano dotato di buon senso e che Mori rende con leggerezza e autorità, insieme a Cadmo, Fabio Camassa, che realizza con lui un duetto nel Primo episodio, da antologia. Ritroveremo Mori come Pastore e Messaggero, intensissimo, al colmo del terrore, che rende il testo euripideo già perfetto, descrittivamente e visivamente efficace, in altre parole ti mostra quello che racconta.
Cadmo infine sopraffatto dalla sventura e al colmo del dolore e della pietà si contende la scena con Agave, Francesca Vecchiato nella sua intensissima muta maschera di dolore inesprimibile al contemplare la testa del figlio ucciso e fatto a pezzi. Questa scena è il culmine della tragedia che si sta consumando, è la catarsi che tutti gli attori, guidati dalla regia attenta e ispirata di Silvia Ponzo realizzano come un corpo unico, tutti nella loro parte e tutti in sintonia invidiabile tra loro. Grande messinscena, entusiasmante e rivelativa di una professionalità e disciplina attoriale che la regia ha sfruttato sapientemente, senza sbavature, senza eccessi e restituendoci la parola euripidea con notevole competenza. Bravissimi tutti.